Mercoledì 16 febbraio 2022, h 21:00
Le ferite del vento
di Juan Carlos Rubio
regia Alessio Pizzech
con Cochi Ponzoni, Matteo Taranto
Società per attori, Teatro Civico La Spezia.
Il giovane Davide, alla morte di suo padre Raffaele, si trova a dare sistemazione alle cose lasciate dal
genitore. Nel perfetto ordine lasciato, uno scrigno attira la sua attenzione, chiuso in modo serratissimo.
Davide prende a martellate quella serratura per la quale pare non esserci nessuna chiave. Al suo interno
trova pacchi di lettere ingiallite. Il ‘perché’ di quelle numerose lettere ricevuto e conservate gelosamente
in quello scrigno è la domanda immediata che si pone il giovane. Attraverso la lettura di esse Davide
viene a conoscenza di un segreto che mai avrebbe potuto immaginare. La relazione con un’altra
persona di nome ... Giovanni.
Cogliamo Giovanni prima impegnato in un dialogo con un immaginario gatto che gli è amico fedele e
sul quale egli riflette tutto il suo mondo familiare che dopo la morte di Raffaele sembra essersi
disgregato. Poi l’incontro con Davide in tre dialoghi potenti e accesi. Giovanni ironico, divertente, capace
di strapparci il sorriso anche di fronte al dolore della perdita; Davide, irruento, orgoglioso, capace di
renderci complici della sua legittima smania di sapere. Ne nasce così un duello teatrale in cui si
ricostruiscono i tratti di un uomo che il figlio stenta a riconoscere come suo padre. Carlos Rubio ci porta
nel labirinto di un legame misterioso, senza limiti di spazio e tempo, che si è cementato tra Giovanni e
Raffaele all’insaputa della famiglia di quest’ultimo.
Giovanni diventa così per Davide compagno di lutto, amico e confidente, assume tutte le forme che il
giovane istintivamente gli riconosce. La storia presente e passata diventa sempre più appassionante
nel procede di ogni battuta in cui sempre più elementi ci sorprendono e ci commuovono, costringendoci
a indossare i panni sia di Giovanni che di Davide. Al centro domina la presenza-assenza di un padre e
di un uomo che non corrisponde a nessuna delle immagini che egli ha dato di sé in vita. Ma le lettere
appassionate di Giovanni che hanno tenuto le fila di quella relazione, tornano ad essere protagoniste
quando lo stesso Giovanni mostra a Davide le risposte che Raffaele gli inviava: lettere bianche, fogli di
carta senza l’ombra di una parola ma che nel loro ‘bianco assordante’ diventano metafora del ‘non detto’
di un uomo che continua ad essere inafferrabile nel cuore lacerato del figlio.
